La genesi di un post retorico

Se è vero che sul blog i pezzi migliori solitamente escono tra strida e digrignar di denti, sembrerebbe pacifico che in questo periodo io sia ben equilibrata e serena. In effetti non ho molto da raccontare, se non le solite impennate di testosterone causate dagli estremisti mediatici (nel frattempo ha segnato la Juve, c’è scappato un porcocazzo, perché sono maschio inside). Diciamo che anche stavolta mi infervoro con quelli che tirano fuori i lavori (ben poco precari) dei figli dei politici, annoiati dal posto fisso, gridando allo scandalo per i poveri cristi che sono in mezzo alla strada: come se livellando la popolazione al ribasso si potesse pensare di essere tutti quanti più felici perché in condivisione delle pezze al culo. Una roba tipo “col dito, col dito, orgasmo garantito”..no, ho sbagliato slogan, pardon.

Comunque mi rendo conto del sempre più piatto livello culturale dei nostri giornalisi, facili demagoghi e filosofi falliti. Hanno avuto da fare qualche giorno con il boom della neve, nemmeno fosse periodo di saldi o di esodi vacanzieri (gol del Milan mavieeeeni): non so quale sia stato l’articolo più banale, forse quello che esortava a vestirsi a cipolla oppure consigliava i clochard di rimanere a casa. Mi sono stupita di non aver letto da nessuna parte l’orario delle partenze intelligenti, forse cassato dall’emergenza gas(prom).

Dentro la mia (paventata) sanità mentale leggo libri coinvolgenti e vedo film violenti: non volevo fare la rima ma ho due titoli di cui mi piacerebbe parlarvi con cognizione di causa, quindi magari con più calma.

Intanto accenno al film che ho visto ieri sera: Vallanzasca, Gli angeli del male. Già un regista (o chi per lui) che sceglie un sottotitolo di quella portata dovrebbe avere una menzione speciale al Festival del cinema di Fatevoi, con tutte le evocazioni storiche, poetiche, emozionali che attiva, solo a leggere la locandina. Se poi ci aggiungiamo il carico da undici del protagonista che è quel gran pezzo dell’ubaldo di Romulado (uh la rima); già quando faceva il Freddo provocava una serie di congelamenti dell’ipofisi mica da niente, vedetevelo in questo film con l’accento milanese, il baffetto da sparviero, il pantalone attillato a zampa d’elefante, un po’ cazzone e un po’ brigante (quasi quasi con ste rime vado a fare la ghost writer di pupo..canta più?). Ricordatevi che oltre ad uno stomaco resistente è necessario un pentolino da sistemare a lato della bocca, onde evitare disdicevoli travasi di bava.

Poi ho cucinato nell’arco di pochi giorni, nell’ordine: la crostata con la crema di ricotta e gocce di fondente, le meringhe, i passatelli (rinominati bombardelli), gli involtini con le verze e il riso in bianco. Era solo una digressione, visto che ultimamente si dice che qualche foodblogger se la tira, io confermo di non esserlo per niente, anzi sottolineo proprio che quelle che ho il piacere di conoscere sono delle fighe (non esteticamente parlando) e very cool, che sta anche per simpatiche e financo maître a penser.

E niente, volevo scrivere una storia inventata in questo post, anzi una fiaba: come sempre ho fatto tutt’altro, relegando l’ipotesi nelle tag di Evernote. Per amor di cronaca il milan ha perso.

E se dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

9 pensieri su “La genesi di un post retorico

  1. A me sembra tutto tranne che retorico e porca pupazza il Milan di questi tempi fa cagare e la cosa più bella di tutta la partita è la chioma di Conte!
    Ps: aspetto con ansia un post sui passatelli diventati bombardelli.

  2. enricoelulu ha detto:

    E condivido in pieno il pensiero tutto pizzi e crinoline dedicato al signor Rossi. Oltre al resto. Ah, spero anche che Pupo abbia compreso che i campi da arare sono tanti, e una zappa menata da lui sarebbe l’idea del secolo.

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