Mica è facile distinguere la vita reale da Facebook #strettchaps

Mi scappa, preme per uscire e non riesco a trattenermi: farà un pò di puzzette ma certamente sarà liberatorio.

Ho bisogno di esternare una cosa che ho qui in mente, che in modo più che ovvio sarà banale e demagogica (per il fatto che sono l’esemplificazione vivente del medioman).

Mi trovo sempre più perplessa nel conoscere a fondo le dinamiche del gruppo. Durante la fase iniziale (che si potrebbe definire di studio) cerchi intorno a te di trovare elementi simili o affini, tentando di farti notare, lanciando esche e vedendo chi abbocca, eliminando la parte rozza del tuo essere per captare i segnali di inclusione e fratellanza.

Successivamente nasce il gruppo oppure vieni accolta in una micro-società già esistente; presentazioni, sorrisi, urletti di gioia. Ancora sull’attenti in ogni occasione, rimani vigile e mantieni alta l’attenzione su tutte le scelte che fai: come vestirsi, con chi accoppiarsi, quali risposte dare, che tipo di carattere mostrare. Questa è la fase di innamoramento, dove tutto è bellissimo, entusiasmante, davvero originale, nuovo, bello, intelligente, diverso e sonofigachecisto.

Passa il tempo e cominci a svegliarti, ovvero ti capitano quei momenti di lucida consapevolezza in cui ti accorgi che a volte senti degli strani cigolii. Una volta è una k messa in mezzo alla frase “ke sta succedendo”, una sera non ci si diverte parlando di gossip, quella volta quel discorso non ti è sembrato onesto, mentre ti giri vedi le occhiate di intesa tra gli altri. E allora cominci a irrigidirti; fai caso a tutte le sillabe, poggi l’orecchio sul pavimento per interpretare il galoppo dei cavalli, guardi gli accenti, conti le parole, misuri le statistiche delle parolacce. E’  inziata la fase KGB.

Ad un certo punto hai chiara la rivelazione: oddio dove cavolo sono capitata. C’è la diaspora, si creano sottogruppi segreti, ti tirano dentro, cercano di acquisirti, fanno le gare. Vedi la gente morta (cit.) E capisci che tutto il mondo è paese: una collega che fa la spia, il vecchio amico che si crede portatore sano del nuovo vangelo, la nuova arrivata che se la tira, quella che ti spulcia da capo a piedi, chi si crede perfetto, chi riporta  i discorsi all’esterno, chi non ha più voglia di ridere,

chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca
chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori
chi legge la mano, chi regna sovrano
chi suda, chi lotta, chi mangia una volta
chi gli manca la casa, chi vive da solo
chi prende assai poco, chi gioca col fuoco
chi vive in Calabria, chi vive d’amore
chi ha fatto la guerra, chi prende i sessanta
chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro

E magari il cielo fosse sempre più blu. L’unica salvezza possibile è andarsene, allontanarsi. Morte del gruppo (o solo della tua appartenenza). Subito è una grande delusione, ti accusi di fortissima scemità e bimbominkietà; dopo qualche tempo passa, te ne fai una ragione.

Ma è proprio a quel punto che il senso di mancanza porgerà il fianco ad un nuovo inizio: come giri la testa senti impellente il bisogno di ricominciare, è inconscio ma inderogabile. Sempre con le stesse modalità, tutto uguale.

Prenderne coscienza fa bene, meglio sarebbe riuscire a guarire. Ora mi chiedo: a voi come va?

A quanti gruppi di Facebook appartenete?

19 pensieri su “Mica è facile distinguere la vita reale da Facebook #strettchaps

  1. Non mi pare di fare parte di gruppi Facebook. “Piaccio” pagine, vedo gente. Ma gruppi mi pare di no.
    Però quella cosa lì che hai scritto vale per un sacco di situazioni ed è verissima. Bel post.

  2. tagliato teste, ucciso gente morta.E miracolosamente sono dimagrita. Meno faccialibro per tutti.Alla fine hanno smesso anche di inserirmi e quelli a cui sono iscritta li leggo poco, partecipo meno. tanto quando apro bocca mi attaccano in mille ;
    Ottimo post ;P

  3. Credo due, uno che però ormai e’ vuoto e l’altro che manco ricordavo….però ho provato quel che hai scritto nella vita reale e ogni tanto penso che sia tutta fatica sprecata: c’è chi nasce per far parte di un gruppo e chi no e io sono tra i secondi, temo.

  4. cily75 ha detto:

    io invece faccio anche di peggio. sono quella che entra ma poi sta nell’angolo, osserva e si fa anche un pò i cazzi suoi. quella snob e antipatica insomma. oddio sono un mostro. però sappi che ti voglio bene per davvero a te 😛

  5. Secondo me l’errore di fondo è all’inizio. Perché fingere, farsi bella, parlare la lingua del gruppo per farsi accogliere? Se siamo noi stessi fin dall’inizio finiremmo, con maggiore probabilità, eh, che mica tutte le ciambelle riescono col buco, nei gruppi affini e non ci ritroveremmo all’improvviso dissonanti. Le maschere non servono a meno che non ci sia dell’opportunismo a volelerle indossare.

    • Io trovo che comunque la si voglia vedere è indiscutibile che all’inizio di una storia di amore ognuno di noi tenti con tutto sé stesso di presentare la faccia migliore.
      Sarebbe interessante scoprire come potrebbe svilupparsi il rapporto se ci si approcciasse al contrario: al primo incontro ti mostro il peggio, così chi resisterà sarà per forza un buon compagno. Chiamiamolo effetto Scrooge 🙂

      • Al solito il giusto è nella via di mezzo. Essere se stessi, in amore come nell’amicizia, è fondamentale per investire in un rapporto di lungo termine. Quando non lo sei, quando cadi nella tentazione di voler piacere a tutti i costi, il tempo non paga mai perché esce fuori chi veramente sei e la relazione ci fa i conti. Quanto ai gruppi FB aumentano il rumore, l’amplificazione, non li amo molto.

  6. Bello questo post si si.
    Io pochi gruppi, e in quei pochi sono soprattutto una lurker, commento poco. E quel poco mi fa percepire diversa da quella che sono – credo di essere – quindi cerco di scrivere ancora meno 😀
    Però poi vorrei che tutti mi volessero bene lo stesso, ecco

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