Caro Mentana che guaio

Riporto alcuni brani di un post di Mario Adinolfi sulla questione anarchia del web e democrazia di twitter, linkato da Michela dove continua la discussione:

AIUTARE MENTANA-SAVIANO-BOLDRINI A NON SENTIRSI STOCAZZO. PER LA LIBERTA’ DEL WEB di Mario Adinolfi

Laura Boldrini si offende per uno scherzo e manda nei guai un giornalista con tanto di denuncia e perquisizione, Roberto Saviano scrive: “Via i bulli dal nostro twitter”, dove la tristezza è tutto in quel “nostro”. Chicco Mentana scappa dai social network stufo di insulti e troll invocando “regole” senza capire che ogni regola ad hoc per il web sarebbe un cappio: basta la legge e non essere permalosi.[…]

Quel tipo di relazioni lì le conosco bene: sono melliflue, felpate, è vietato usarsi scortesie almeno in faccia, alle spalle poi ci si dice di tutto. L’ultracinquantenne Mentana è abituato alle conseguenze che quelle relazioni tradizionali consegnano a chi ha successo: l’omaggio del cosiddetto “uomo della strada”. Ai volti noti accade molto raramente di essere insolentiti in pubblico. Si viene più abitualmente riconosciuti, salutati, adulati. Per strada l’uomo della strada si piega davanti al volto noto e il volto noto trae piacere dall’oggettivo squilibrio di condizione. Si sente fortunato, appagato, qualche volta orgoglioso di essere riuscito a venir fuori dalla massa informe degli uomini della strada.

Sul web la condizione è diversa. La persona di successo, il volto noto, si becca l’ondata di invidia che lo squilibrio di condizione inevitabilmente crea. E poiché ogni volto noto non è mai privo di elementi di contraddizione, questi vengono sezionati e analizzati con ferocia. Il mix di troll e anonimi che insultano chiunque abbia un minimo di notorietà è un dato di fatto ineliminalbile del web.

[…]Cari Mentana-Saviano-Boldrini, tornate a immergervi in Twitter senza pretese di immunità: beccati i tuoi insulti e si ti va rispondi. Se hai qualcosa da dire, quel qualcosa resterà e più insulti si ricevono più è chiaro che la comunicazione è stata efficace. Sul web, funziona così. Può non essere gradevole ma aiuta anche a non sentirsi stocazzo (questa chiusa a Gramellini, Grasso, al patto di sindacato Rcs, Della Valle, Amato e forse anche a Mentana-Saviano-Boldrini non piacerebbe, è maleducata, ma il web è maleducato e a me piace così: libero, senza censure e spesso screanzato).

Lo status si può leggere qui

Adinolfi raggruppa in un unico generico articolo le situazioni diverse di Boldrini-Saviano-Mentana; non ho approfondito i primi due esempi ma sul terzo ho tentato di leggere qualcosa e qui voglio mettere in fila quella che è la mia sensazione e l’approccio al web, che poi non è solamente specifico per questo mezzo ma va considerato estendibile a tutti i campi in cui esistono relazioni sociali.

Premetto che faccio serie difficoltà a leggere lo status per come è scritto, visto che nel calderone e nell’immediatezza della scrittura prevista da questo social, si sono inanellate una serie di frasi non particolarmente semplici e molto spesso incomplete, a voler lasciare una sospensione di riflessione per il lettore.

L’argomento di punta è la democrazia del web, generalmente esaltata dalla libertà di poter rispondere ai VIP con le parole e i toni che ci pare. Ma se avere libertà significa sparare parolacce e insulti mi sembra che il fine sia decisamente povero: mi viene da pensare che ognuno mostra la merce più preziosa che ha e mi pare che il risultato parli da solo. Attenzione, io non sono sostenitrice di rapporti melliflui, di esaltazione del famoso, della corte dei miracoli capace solo di applaudire; io sono felice della democrazia del web perchè stonda gli angoli, mi permette di parlare con Mentana e di dimostrare quello che valgo nello scontro dialettico: e quando mai mi ricapita nella vita vera che Enrichetto mi risponda?

Per me è sacrosanta un’altra libertà: quella di NON essere onnipresente in rete. L’ossessione di dare sempre e comunque un’opinione o un commento è una catena strettissima che a volte strozza e molto spesso abbassa la qualità della vita “social” 2.0.

Da qui l’approvazione (se mai servisse) della scelta di Mentana di andarsene da Twitter: lui twitta, una caterva di anonimi rispondono con offese gratuite, pensando di essere protetti da quello schermo e credendo erroneamente di poter aggirare le regole off-web, e lui cosa dovrebbe fare? Il Bersaglio felice e contento? Ma quando mai! E non mi pare proprio una scelta ipocrita o vigliacca, mi sembra invece una opposizione alla caduta di stile. Esistono anche nella vita di tutti i giorni occasioni di scontro con partenze fulminanti a cui ci si sottrae per non alimentare le polemiche o degenerare in altro di più grave, si lascia perdere perchè non si ha la voglia o la volontà di ingrandire il fatto, e non perchè non si hanno i mezzi per ribattere.

Quelli che pensano che la rete sia un territorio libero e in attesa di essere conquistato, con i mezzi e le armi più disparate, non hanno capito niente. Interenet è un posto che le regole ce le ha, un luogo “virtuale” in cui si può essere individuati, in cui resta memoria di quello che fai e di come lo fai, molto spesso in modo più definitivo che nella vita reale: ce ne sono più di uno di casi di querela e condanna per risposte e commenti su FB o su blog, non possiamo cadere dal pero.

” Se hai qualcosa da dire, quel qualcosa resterà e più insulti si ricevono più è chiaro che la comunicazione è stata efficace. Sul web, funziona così”

No, non è vero: quella è solo una parte del web. Poi bisogna valutare quanto sia estesa e ponderante. Piuttosto domandiamoci perchè c’è questa corsa allo sproloquio gratuito e alla minaccia anonima. Cosa succede dietro il monitor quando un certo tipo di cervello viene in possesso di una tastiera e della possibilità di usarla sapendo che lo leggono migliaia di persone? E’ davvero così democratico l’uso dell’offesa? Perchè la corsa all’eccellenza non viene fatta sulle questioni di stile, sulla scrittura creativa, sull’ironia o il sarcasmo?  A me pare molto più difficile, mi sembra una sfida più entusiasmante.

Detesto le regole applicate con rigore al solo fine di contenere i facinorosi, mi sembra una dichiarazione di sconfitta insostenibile. Però mi accorgo che chiedere rigore morale e onestà intellettuale in ambienti così vasti come i social network è molto complicato, un’ideale di comportamento che non esiste e non esisterà mai (forse proprio per la caratteristica ampiezza e trasversalità della rete). L’unico modo che si può attuare è scegliere chi leggere, qualche parolaccia non fa male a nessuno, basta che sia solamente un intercalare in mezzo a frasi utili.

8 pensieri su “Caro Mentana che guaio

  1. Ehi, Lucy, ma che bella discussione! Il link a Michela non funziona, non ho capito se lo stupendo ragionamento è suo o tuo. In ogni caso lo condivido parola per parola, e lo estendo.
    La connessione fra il modo di rapportarsi ben descritto qui sopra, e un certo modo di far politica così di moda oggi, è fin troppo evidente. Se facendo satira si può indulgere a nomignoli da affibbiare ai personaggi, nel momento che fai politica su quelle basi sei già fuori campo: la protesta è protesta, la politica è tentativo di soluzione, possibilmente ragionato e condivisibile, non opponibile. E’ mediazione, non contrapposizione. Vent’anni di politica di contrapposizione non sono stati sufficienti per far capire alla maggioranza delle persone che così non si va da nessuna parte, se non verso la ricerca del totalitarismo (questo è il vero pensiero del 100% grillino: non il “discutiamo e troviamo un accordo” ma “adotta la mia soluzione, io non adotterò mai la tua”). E comunque, vale sempre che chi la spara più grossa, roboante, insultante, avvilente, è quello che ha ragione.

    Il trollismo su internet, prima che essere noioso perché non serve a fare una discussione costruttiva – essendo di sua natura destrutturante, il vero troll non argomenta, butta lì argomenti sui quali non si sogna di discutere, ma fornisce la soluzione apodittica, e passa oltre – è spesso sintomo di frustrazioni psicologiche evidenti: è il cielolunghismo di chi nella vita reale prende sonore porte in faccia, per sfortuna, per carattere, ma talvolta anche per incapacità intellettuale o di relazione. Non è un caso che le valanghe di insulti gratuiti arrivino addosso ai VIP o presunti tali: la frustrazione del troll che si crede furbissimo e protettissimo dietro ad uno schermo gli consente di scatenarsi senza controllo.

    Ma, detto questo, una difesa c’è: lasciare i troll dove possono divertirsi, e fare cose serie dove questi non si avventureranno. L’altra sera, al mio giovane general manager che si vantava di usare molto twitter, ho fatto una battuta da troll: io non uso twitter perché ciò che ho da dire è più complesso di 136 caratteri. Ovviamente non mi sono facilitato la vita con lui con questa battuta, ma ho riportato la discussione dal “ggiovane” al “pensiero”, ristabilendo la scala dei valori nei quali conta il contenuto e non la vetrina.

    Battaglia di retroguardia, lo so… ma che ci devo fare? 🙂

  2. capisco umanamente enrico mentana, io credo che poi quando senti che il web ti toglie energie è meglio trancare le relazioni malate, col web stesso. Ho chiuso un profilo fb, con 1000 e più amici (parola abusatissima), perchè ormai troppi discorsi puzzavano di pura e semplice spazzatura. non vedo perchè mentana non debba avere il diritto di andarsene. Quanto al regolamentare, mi viene da ridere. Impssibile, infattibile, e probabilmente ingiusto. Ma non sono così convinta di questa cosa come 2 anni fa.

  3. Si, però dire che la Boldrini si è offesa per uno scherzo quando si è limitata a denunciare quelle che a tutti gli effetti sono violenze e reati, significa proprio che stai deviando la discussione dalla prima riga. Sottoscrivo tutto, e il web mica deve essere la discarica degli insulti.

    • Non ho apprfondito, ma anche a me sembrava che la Boldrini abbia ricevuto delle minacce di morte e abbia denunciato alla polizia postale. Adinolfi è fazioso qui.

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