Tradizione, egoismo e formaggio


Ci sono dei cibi che mi riconciliano con il buon vivere, quelle coccole culinarie che mi fanno sentire meglio e non solo per l’aumento calorico che dà benessere, ma proprio per certi profumi e sapori che muovono ricordi, persone, immagini. Fino qualche tempo fa la coccola me la compravo, negli ultimi mesi (un paio di anni o poco meno) mi piace metterci le mani e crearmela, allungando così il piacere del benessere. La voglia di fare, lo scartabbellare tra i foglietti delle ricette (no, non ho un quaderno magico come le brave cuoche), chiamare al telefono mia madre per sapere come procedere o al massimo sperimentare; poi reperire gli ingredienti, tirare fuori le pentole e le teglie, pesare, impastare, cuocere. Anche solo a scriverlo mi viene il sorriso alle labbra, perchè sono una gran pasticciona, ma ora sento amore per quel che cucino e decisamente mi riesce in modo discreto. Ho capito rispetto alla prima vita, quella antecristo e ante tante cose, che scegliere di “fare” qualcosa che mi piace, impegnarmi nello sviluppo di qualcosa di mio mi attiva i poteri: le piccole difficoltà le supero con facilità e il risultato è ottimo. Egoismo altruistico: è come accendere una torcia per paura di inciampare, poi la luce illumina tutta la stanza e trovi qualcun altro che camminerà con meno timore. Fai qualcosa di buono per te e contagerai anche chi ti sta accanto.

Dopo il pistolotto filosofico, che bisogna scrollarvi perchè a leggere fino qui un abbiocco vi avrà preso, passo alla fase operativa: inondarvi del profumo della pizza di pasqua. Per noi marchigiani fare la pizza nel periodo pasquale è una tradizione insostituibile; ricordo le mattine della domenica di Pasqua quando abitavo con i miei: tutti a colazione insieme a mangiare l’uovo sodo benedetto tutto colorato dai bambini, il cui guscio andava rotto nella fronte di chi ti sta di fronte, la pizza a fettine e la tazzona di caffelatte (ok, in un altro post discuterò il fatto che è proibito dalla convenzione di Ginevra rompere uova sode in fronte, di quanto siano tossici i colori usati per colorare i gusci,  e lo squilibrio alimentare della colazione con caffelatte e pizza al formaggio: non ora non qui). Il fatto è che noi marchigiani, oltre a essere chiusi, diffidenti, gran lavoratori e molto longevi, come vogliono i migliori luoghi comuni, siamo anche tanto poetici; amiamo rimanere ancorati alle abitudini della nostra terra, dei contadini ingobbiti dal lavoro e delle nonne che in estate ci facevano mettere le pacche di pomodori dentro la bottiglia perchè la manina piccola ci entra meglio. Noi siamo quelli che durante la quaresima aspettano il prete per la benedizione della casa, che preparano la busta con dentro i soldi, quelli che a Pasqua si sta tutti insieme, altro che “con chi vuoi”. Ora che tutti voi pensate che sia vecchia come Matusalemme vi stupirò con effetti speciali: io ho meno di quarant’anni e la Gioppina non mangia l’uovo sodo!

Vi svelerò anche il grande segreto della pizza di Pasqua, che se l’ho fatta io e ce la siamo svampata in meno di due ore, vi assicuro che potete cimentarvi anche voi. Si usano: mezzo chilo di farina, 5 uova, due etti di formaggio grattugiato (metà parmigiano, metà pecorino-romano se volete, ma non ditelo a un marchigiano), un etto e mezzo di olio di frantoio (se non ce l’avete chevelodicoaffare usatene un altro), 125 grammi di lievito di birra fresco, sale e pepe q.b. (secondo me un cucchiaino di sale è più che sufficiente, il pepe fate voi). La mia amica S., che è mia coetanea ma donna vera (infatti fa la pasta in casa, cucina, fa i figli, ha la casa un gioiello, etc etc) fa tutto a mano: mescola i formaggi con la farina e fa la fontana, poi aggiunge il lievito sciolto in un pò d’acqua e l’olio, e poi impasta impasta impasta. Io ho preso il robot, ho messo gli ingredienti secchi, ho dato un paio di giratine per mescolare; poi ho aggiunto gli ingredienti liquidi e ho fatto andare bene bene, che diventasse una miscela omogenea.

Metto il composto a lievitare nella teglia (tipo quella del panettone, per i milanesi) precedentemente imburrata e copro con la pellicola. Vedrete crescere il tutto sotto i vostri come i capelli dei pupazzetti anni ottanta: la S. mi aveva detto due ore, ma meno di un’ora e mezzo dopo praticamente è già tutto pronto. Accendere il forno a 180 gradi statico e al raggiungimento della temperatura lasciare cuocere per circa 50 minuti. Un profumo inebriante di formaggio stanzierà a casa vostra per almeno due giorni ma voi sarete inevitabilmente ed eternamente conquistati. Amen!

11 pensieri su “Tradizione, egoismo e formaggio

  1. marchigiani chiusi? ne conosco dal vivo 3 e virtualmente 2, nessuno di voi è chiuso!
    questa roba è buonissima e si presta alla mia schiscetta, credo che proverò presto!

  2. Ma sai che il prete in casa lo aspettiamo anche noi toscanacci? O meglio, tranne il mio, che ci chiama a raccolta e fa benedizioni multiple speciali e ci regala l’acqua santa da portare a casa per auto-benedire…
    Ora, sperando di non aver detto eresie da pubblica scomunica, passiamo alla pizza di Pasqua… la ricetta me la copio e ci provo. Ma io non sono S (quella che conosci te) e la mia casa… chettelodicoaffare?… ;P

  3. mogliedaunavita ha detto:

    non credo di essere marchigiana senza saperlo. forse in un’altra vita? credo invece che noi romagnoli siamo “spiaccicati” per le tradizioni e per tutto quello che ci abbraccia il cuore.
    non credo di fare la pizza di pasqua, ma l’uovo da rompere sulla fronte lo faccio sicuro.
    e aspetto anche il prete che quest’anno se la prende comoda lui e passa il 15 maggio! ahhh mi piacciono molto anche le celebrazioni del triduo. suggestive anche per chi non frequenta.

  4. Reb ha detto:

    Io il pistolotto, l’ho letto e m’è pure piaciuto. Sono, invece, i 125- leggasi Centoventicinque- grammi di lievito di birra che mi perplimono 🙂

  5. @pentapata se tu provi io attendo i risultati
    @silvia lo prendo come un complimento 🙂
    @polepole se vogliamo seguire i soliti luoghi comuni i toscanacci con la scomunica ci vanno a nozze: non credo tu sia arrivata a tanto
    @moglie mi sa che marchigiani alti e romagnoli bassi si somigliano un bel pò

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